11/02/10

Mo(o)vie Wonderland per 4

Titolo: Welcome (di Philippe Lioret)
Sottotitolo: Com’è profondo il mare
Viene voglia di cominciare dalla fine, a raccontare “Welcome”. Perché alla fine ti rimane addosso e ti rimarrà addosso per giorni e dovrebbe rimanerti sotto la pelle per sempre, la percezione millimetrica e però ineffabile del gelido furore che ci agita nel disegnare confini, consegnare divieti, sanzionare tutti i battiti del cuore. Perché il freddo, a Calais, ha il colore dell’acciaio, ma le acque d’inverno, crudeli e placide a scuotere la costa, non distolgono neanche per un momento il giovane Bilal dall’intenzione di attraversarle a nuoto e raggiungere a Londra la ragazza che ama. Perché un ex campione sportivo, che ha vinto tanto e perso ogni cosa importante, forse non ritroverà quell’amore che non ha saputo trattenere ma imparerà a riconoscerlo in sé e negli altri ed a immaginarlo e ad averne cura. Perché niente è mai vicino abbastanza.
SinteticaMente: una straordinaria storia d’immigrazione, probabilmente il ruolo della vita per Vincent Lindon e -più di tutto, per tutti- un’educazione sentimentale.
Consigliato a: chi proclama che, con il low cost, è stato proprio dappertutto.

Titolo: Il riccio (di Mona Achache)
Sottotitolo: Al portiere bussa sempre due volte
Eccovelo, il sogno di ogni produttore, il “film per tutti”, interclassista, interculturale, intergenerazzzionale! E chi infatti, a undici anni e mezzo, non si immedesimerebbe nell’impiastro coprotagonista, aspirante suicida, con padre evasivo Ministro di Vattelapesca, madre psicotica fraudolentemente psicoanalizzata che bisbiglia petulanze al tronchetto dell’infelicità, sorella stronza e laureanda in rasoiate di Occam, nonché megaloappartamento a pianta circolare nel centro del centro di Parigi? Oppure, signoramia, nella portiera semianalfabeta, vecchia e brutta come la fame quando non mangia, ma che naturalmente legge Tanizaki dopo aver sciacquato il secchio e distingue fra 175 diversi aromi di cacao mentre si lecca i baffi del gatto? Poi, col gusto del sakè, arriva un giapponese brizzolato che Gere e Clooney a confronto madeche e l’intreccio, fra un sushi e una passata di Glassex, s’intorbida… Conclusione (im)prevedibile, come, a ben vedere, i 95 minuti precedenti.
SinteticaMente: paradigmatico nello sfruttare un dignitoso best seller e farne un film furbo e aggraziato… più che un riccio, una volpe.
Consigliato: a chi non c’ha i preggiudizzi…!?

Titolo: Baciami ancora (di Gabriele Muccino)
Sottotitolo: La meglio gioventù (era meglio quando era peggio)
Che meraviglia tornare a casa. Che poi magari c’hai messo quei dieci o quindici anni di sbattimenti e sacrifici, slanci e frustrazioni, dubbi epocali e serafiche cocciutaggini a costruirti la tua vita e poi, un treno o un aereo, cento Km o diecimila e rieccoti fra le braccia sdentate della zia ottuagenaria che ancora ti chiede se vuoi più bene a mamma o a papà, fra gli avvilenti cabaret dei compagni di scuola fidanzati con la stessa teppa dal ginnasio, fra pianure di sentimenti stanziali e via sconcertandosi. Beh, il muccinianesimo è un po’ così, gattopardescamente tutto cambia perché nulla cambi e allora chi era infelice tale si impasticcherà, chi era innamorato della Mezzogiorno ci ricasca pure se a ‘sto giro è la Puccini, chi rimorchia tutto quello che respira si sollazza uguale tre continenti più a destra e chi fra le emozioni facili (e i finali ridicoli) ci sguazza (il sor Gabriele) mica -e che sò stato a Hollywood pè gnente- molla l’incasso… ergo, chi, come diceva mia nonna, è nato tondo, sa usare solo il compasso.
SinteticaMente: sei euro degni di miglior causa.
Consigliato: a chi non si è accorto che a San Valentino alzano i prezzi dei cioccolatini.

Titolo: Soul Kitchen (di Fatih Akin)
Sottotitolo: Il mio grosso grasso ristorante greco
Eravamo quattro amici al bar, anzi in una fetente bettola di Amburgo, il cui succulento menu squaderna sofficini fritti, patate fritte, zuppa liofilizzata fritta e budino di topo; da bere, birra fritta e rantolo d’olio… Ora, se il proprietario della locanda ha la tariffa You and me con la sfiga, per cui claudica (ricordandovi quale ristoratore sannita… !!??) per due terzi del film, la di lui spumeggiante fidanzata preferisce il valium al kamasutra, il fratello Lupin passa per direttissima dal gabbio al piatto (da dj) con ritorno, il nuovo cuoco è affetto da turbe circensi, la cameriera okkupa case tracannando ettolitri della qualunque e gli esattori delle tasse celano quel tanto di esibizionismo dalle parti della libido… che kraut di strudel ne vuoi apparecchiare? E vai per l’appunto con cucina fusion, funk da asporto, abbondanti portate di sghignazzi, love stories allo spiedo, fritti, lazzi e zoticons. Non schiodatevi dalla poltrona sul “the end”: i titoli di coda sono più imprescindibili dell’ammazzacaffè.
SinteticaMente: Akin padroneggia tanto i drammi quanto la commedia con grande disinvoltura, ma qui l’ingrediente segreto è Bousdoukos, cosceneggiatore e protagonista. Premio Speciale della Giuria a Venezia.
Consigliato: a Peppe ciqueuro -non è mai troppo tardi.
clicca qui per un post a sorpresa!

3 commenti:

Lala ha detto...

Bravissima...non dico altro!

piergiorgio ha detto...

consacrazione!!

anna lisa ha detto...

il (re)censore si commosse... troppo bbuoni!!