Siamo stati al multisala di Torrepalazzo ed è troppo forte la tentazione per non fare un po’ di sociologia pret-a-porter.
La sera di Natale o di Capodanno andare al cinema assume quasi i contorni di un rito della società di massa. Figuriamoci poi nei multisala.
E così è stato: all’arrivo le macchine parcheggiate ovunque ci hanno annunciato che anche quella sera il rito si sarebbe consumato. Così un’umanità varia, con un orientamento prevalentemente giovanile, un po’appesantita e stordita da cibo e poche ore di sonno, attanagliata dall’umido freddo sannita, cercava riparo e consolazione (dall’incertezza, dalla leggera depressione delle feste finite) nelle numerose sale del Multiplex. Quasi come da bambini si costruisce il proprio rifugio/capanna e lo abita con la propria immaginazione.
Fin qui il dato generale.
Scenderò ora nella dimensione più locale e non mi sottrarrò dall’affinare l’analisi ed affilare la lingua (o meglio, le dita che battono sulla tastiera).
Perché 9 sale?
Perché 2 multisala venuti fuori negli ultimi anni quasi in contemporanea?
E qui inizierei col dire che grande e appariscente per molti sono sinonimi di prestigio e successo..poi subito mi saltano in mente immagini di sotterranei accordi tra politici e imprenditori che in nome della novità e del presunto progresso, nascondono grandi interessi privati, stravolgendo la natura e la vocazione di un territorio, ignorando le reali necessità della collettività.
Come per i 2 centri commerciali sorti praticamente insieme, c’è un pericolosa tendenza al raddoppio, che altera le naturali dinamiche di assorbimento ed integrazione..mi chiedo: possibile che il piano regolatore consenta questo?
Tant’è che mi è venuto in mente che il raddoppio sia dovuto ad una seconda invidiosa combriccola di imprenditori/politici che, arrivata con qualche secondo di ritardo, non rinuncia per nulla al mondo a sfruttare una tale occasione di lucro svelata dalla prima masnada.
Per quanto riguarda l’interno del multisala, siamo poi rimasti colpiti dalla grande quantità di pubblicità e promozione, in forme piuttosto primitive e volgari: stand, esposizione di automobili, abbinamento di ogni sala con uno sponsor, fascette pubblicitare sul retro delle sedie, lunghe e fastidiose (anche per la bassa qualità delle immagini e del sonoro) pubblicità video di attività locali proiettate prima dell’inizio del film..ma come, se ho già pagato il biglietto!?!?
Tutto questo, unito alle sedie scomode - quando ne devi mettere così tante è probabile che su ogni singola sedia andrai a risparmiare -, al fatto che hanno spento i riscaldamenti quasi un’ora prima che finisse il film ed alla fruizione disinteressata e comoda, come a casa propria, da parte del pubblico con diversi commenti nei punti salienti del film, dei quali il più bello e poetico è stato: “‘u bbì pòò!?!” (“lo vedi poi”, n.d.r.)..ha accelerato il nostro cammino verso le porte d’uscita.
Abbiamo pensato: dai, dimentichiamo di essere stati al cinema, entriamo in una salagiochi o prendiamo qualcosa di sfizioso da mangiare..ma quando abbiamo letto dinanzi a noi “il Pizzo” (a chi lo devo pagare?) - citato in tutti i manuali di comunicazione come eccellente esempio di naming per una pizzeria - non ce l’abbiamo proprio fatta..
3 commenti:
Grande!
ottima sociologia pret-a-porter!
mi raccomando, la prossima volta tutti al S.Marco o al Massimo e ritroveremo la magia del cinema...
e non la puzza di soldi spesi male.
allora l'avete appicciato voi? ahaha :-) ovviamente skerzo, concordo su tutto.
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