19/10/09

Quo vadis Monetta?\\note in calce allo spettacolo della Escuela de Arte Dramatica (Gran Canaria, Spagna)


Il titolo “Tabula lusoria” ci viene in aiuto: lusus è il gioco, il divertimento, ma anche il gioco erotico che viene dalla stessa radice di ludus, gioco ma anche spettacolo e- traslato- scherzo, piacere. Ma la strada intrapresa non conduce al semplice scherzo, a meno che non si consideri anche il significato di irrisione. Quei dieci attori vogliono prendersi gioco di noi, vogliono impressionarci mentre si divertono! Ma andiamo per ordine…La musica scandisce il movimento dei corpi, avvolti in essenziali abiti bianchi, che attraversano il palcoscenico in atteggiamenti tra l’umano e l’animalesco. La musica si fa più pacata, sul proscenio gli attori danno inizio al gioco: si dipingono i volti a vicenda, fingono di mettersi in bocca prelibate pietanze, si carezzano, si toccano. Ad un tratto la musica cessa del tutto, e così le risatine e le incomprensibili parole che si scambiano. Si sono accorti del pubblico e arretrano impauriti, come se fossero stati scoperti nella peggiore delle attività, ma i loro volti inquietano, i loro versi li rendono simili a bestie impazzite che sembrano essere capitate lì per caso.
La tabula si trasforma così da tavola del convivio dove si consuma sesso e cibo a tavola illusoria del teatro. Ma quanto può essere vera un’illusione!
Tutto poi si distende, ha inizio la rappresentazione. Plauto, Marziale, Petronio sono i testi di riferimento ma il passaggio dall’italiano, allo spagnolo al latino rende meno comprensibile il nesso delle parole, ma peculiarità dello spettacolo è parlare proprio attraverso un altro linguaggio, che non è solo della lingua e al quale non siamo abituati.

È il corpo a fare da protagonista: il corpo dell’attore, il corpo nello spazio circostante, il corpo con i suoi bisogni fisici, il corpo che posso agitare, muovere, cambiare di posto ma di cui non posso mai liberarmi, che è per forza di cose qui, mai altrove, l’unico luogo assoluto con cui faccio i conti ogni giorno.

La rappresentazione, intanto, ha inizio. Mentre assistiamo tranquilli alla storia del vecchio Euclione che ha perso la sua pentola piena di denaro (Aulularia-Plauto), l’atmosfera comincia a caricarsi di nuovo. Abbandonate le antiche maschere atellane gli attori riprendono i loro movimenti, caricano i loro sguardi sul pubblico.

Il corpo combatte con lo spazio circostante, l’attore con il pubblico, l’io con l’altro,
la persona contro la persona. Il termine, in latino, indicava non l’uomo ma la maschera dell’attore eppure l’italiano l’ha usato per indicare l’individuo, perché? Perché esso è una soggettività contrapposta a tante altre, che ha quindi bisogno di mentire per comunicare con le altre soggettività, di seguire le regole di una collettività, di mascherarsi per vivere in una società. Ma il teatro è, da sempre, il luogo della finzione dove si svela la verità. “Quante volte menti al giorno?Tu quante volte menti al giorno? How many times you lie in a day?” È la domanda insistentemente ripetuta, urlata, detta in più lingue, che gli attori rivolgono al pubblico. Corrono per la platea, occupano i palchi, vogliono delle risposte, la luce ha illuminato ogni angolo del teatro, la luce deve svelare quello che il buio ha nascosto. Ma il tempo del teatro è un tempo finito, delimitato quanto il suo spazio, ma se il corpo si sposta senza restare altrove, la mente è lo spazio dell’utopia, è il qui e l’altrove,è lo spazio della verità che ognuno a suo modo trova, è lo spazio dove la rappresentazione assume per ognuno un senso diverso, è la tabula illusoria da apparecchiare secondo gusto e carattere propri.
clicca qui per un post a sorpresa!

5 commenti:

3x7 Strega a Fette ha detto...

....esatto!
grazie per aver prolungato con le tue parole il coinvolgimento che ieri sera ho vissuto. Anche io ero seduta tra i"mentirosos".

Vi racconto una chicca.
Ieri sera all'uscita dal Comunale ho visto una cosa burlosa:
PiergiorgioIncappellato,incapace di controllare i propri impulsi,al termine dello spettacolo, quatto quatto e zitto zitto, dopo aver assunto la medesima posizione con la quale gli attori hanno scorrazzato sul palcoscenico,(gambe flesse,braccio ed avambracco a 90°,mani protese in avanti e ben aperte,testa nel collo)
ha fatto un breve scatto terminato proprio di rimpetto alla vetrina del luccicante negozio Swarovski.

Ippi ippi urrà per Pirgiorgio!!

piergiorgio ha detto...

ops.. che figura di merda!!! ahahah
(mi riferisco al fatto di essermi fermati davanti alla vetrina di swarowski)

Lala ha detto...

ahahaha!!!Anche io ho visto la scena visto che ero con lui!Ma voglio almeno difenderlo sull'essersi fermato davanti la vetrina di Swarowski: commentavamo l'ultima orribile novità: biancaneve e i sette nani in cristallo (la mela non era male però!)
Cmq si...io ho provato una sensazione fortissima, mi sembravano davvero bestie e non uomini a tratti...la magia del teatro!

Lorenzo ha detto...

Quel camminare curvi su se stessi, concentrati sul movimento, simulando il trasporto di un oggetto immaginario. Va preso ad esempio. Pier, attendiamo performance...

Isabella s.p.a. ha detto...

No, Plauto no! ;)