Da gennaio 2007 Sao Paulo, popolosa città del Brasile, ha vietato la pubblicità in strada.
E non parliamo degli uomini sandwich, o del volantinaggio: sono vietati i manifesti, i monitor luminosi, o i famigerati 6x3. “Lei da Cidade Limpa”, questo l'esotico nome del provvedimento.
In occidente esistono solo due cose dove la pubblicità non riesce ad arrivare: i libri, e la settimana enigmistica. Per tutto il resto non c'è scampo, pubblicità ovunque, al punto che una volta ho sentito che la coca-cola voleva lanciare un satellite con proprio logo nello spazio, così tutto il pianeta la notte avrebbe visto pubblicità.
Non ho dovuto aspettare questo per cominciare a provare stanchezza per l'eccesso di pubblicità nei miei occhi. La mia città, e tutte le città italiane, europee, americane, ecc. sono invase da slogan, immagini, messaggi. Si è addirittura teorizzato (Learning from Las Vegas) che la pubblicità è l'elemento universale capace di riqualificare le periferie degradate, ma la realtà è diversa. Più il tempo passa e più siamo assuefatti alla pubblicità. E la pubblicità, per vincere la nostra assuefazione, diventa sempre più invasiva. Troppo. Il risultato è una densità abnorme di messaggi banali, a cui non facciamo più caso, stupidi, ma soprattutto il paesaggio urbano sta diventando la cabina di un tir. E non è affatto necessario.
3 commenti:
Come non potrei essere daccordo!! La pubblicità è un insidia persuasiva che mi perseguita ovunque, con ogni mezzo cerca di attirare la mia attenzione su questo o quel prodotto, prova a vincolare le mie scelte e quindi il mio agire. Inoltre oggi per strada le sue forme, i suoi colori e le sue strategie comunicative sono assordanti e mi danno fastidio. Oramai hanno alterato lo stato “naturale” delle città danneggiandole, sporcandole, imbruttendole e quindi compromettendole.
..sante parole!
..sante parole!
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