07/07/11

Lo Cunto di De Cunto (Brunetta’s superefficiency hidden in the financial decree special edition)

“N’TA PEC E’ SORETA” – RELAZIONE DELLA CORTE DEI CUNTI SULLO STATO DELLA GIUSTIZIA A PARTIRE DA STANOTTE

Con De Cunto finalmente nasce il thriller contabile
Gianenrico Carofiglio

N’cul e cche bott’e neorealismo!
Giovanni Verga

Faziosofaziosofaziosofaziosofaziosofaziosofaziosofazioso
Renato Brunetta


ATTENZIONE: IL SEGUENTE POST CONTIENE RIFERIMENTI ESPLICITI AL SISTEMA DELLA GIUSTIZIA ITALIANO. LEGGENDOLO SI DICHIARA DI ESSERE MAGGIORENNI, SOLLEVANDO I GESTORI DEL BLOG DA QUALSIASI RESPONSABILITA’. I FATTI NARRATI SONO DI PURA INVENZIONE, OGNI RIFERIMENTO A PERSONE O ACCADIMENTI REALI E’ FRUTTO DELLA DISINFORMAZIONE COMUNISTA.


Ci sono accadimenti, nella vita di una persona, che vanno condivisi con la collettività.
Da quando Berlusconi è al governo questi accadimenti si sono centuplicati.
Il mio nome è Eduardo e ho un serio problema. Come tanti, sono dedito alla pratica forense.
Giorni e giorni di adempimenti e di routine: acquisti di marche da bollo, depositi in cancelleria, scartoffiamenti. Ogni mattina un praticante si sveglia e sa che deve correre per sopravvivere. Ed è solo. E ce ne costa e’ lacrime sta pratica, a nuje tirocinanti. Ma il nostro supplizio è la ragione che ci spinge a far gruppo: tra colleghi ci accompagniamo l’un l’altro nel buio degli uffici, in tribunale, fin nelle stanze dei giudici di pace sbattuti in qualche altura afgana. E siamo pallidi, ipocondriaci e puzziamo di sudore.
Marco, stamattina, 7 luglio 2011, era pallido e presto sarebbe stato anche sudato. Ma soprattutto era ignaro. Come me, che gli dissi «Marco, ti accompagno».
Quel tratto di viale Mellusi che va dallo studio al giudice di pace stamattina era lo stesso di sempre, stesse immagini e stessi rumori, forse qualche passante in meno, perché è luglio, e a luglio si potrebbe anche non faticare.
Ma tutto il resto era cambiato.
Nella notte
In qualche comma buio
Nei meandri spettrali della manovra finanziaria
Nella notte del diritto
Comma profondo
Marco aveva tre cose da fare. In tre posti diversi. «Una falla fare a me, che facciamo prima» gli dissi, come faccio di solito in questi casi.
Si trattava di un’iscrizione a ruolo dal giudice di pace, una cosa rapida e poco feroce. Me ne dolgo, ma è necessario, perché i non addetti ai lavori capiscano qualcosa della vicenda, fornire qualche nozione di procedura civile. Tenterò, con qualche approssimazione, di farla facile facile: se io voglio fare causa ad uno, mettiamo perché mi ha sporcato di nutella le scarpe e io voglio essere risarcito, devo fare una serie di cose. In primo luogo scrivo un “atto di citazione”, in cui racconto che Gianfilippo mi ha gravemente danneggiato le scarpe e perciò adda pavà, e che pertanto lo invito a presentarsi in tribunale. Questo atto io poi lo prendo e lo “notifico” a Gianfilippo, la controparte, vale a dire che in qualche modo glielo faccio avere e leggere. In un secondo momento vado in tribunale e vi deposito l’atto che ho notificato a Gianfilippo, cosicché, tra qualche millennio, potrà iniziare il processo. Quest’ultimo passaggio è detto “iscrizione a ruolo”, e comporta il pagamento di una tassa, detta “contributo unificato”, che di solito è anticipata dagli avvocati ma che pesa sui clienti.
Dunque, mi recai ad iscrivere a ruolo.
L’addetta all’ufficio delle iscrizioni a ruolo aveva un’espressione cortese, sorrise, il suo viso era tondetto e accogliente, alla Rosy Bindi. «Lo sa che da stanotte Tutto è Cambiato?» mi disse famelica e ascetica.
«No» risposi. Non sapevo che una postilla inserita nella manovra finanziaria modificava le iscrizioni a ruolo.
«Il decreto è stato pubblicato ieri» proseguì l’addetta tondetta «e dalla mezzanotte di oggi è in vigore. I contributi unificati sono cambiati (leggi: aumentati). Ci sono le nuove tabelle. Quasi tutte le cause che ne erano esenti non lo sono più». Tipo? Tipo le cause di lavoro, o le separazioni.
Ok, ma intanto la marca da bollo che ho appresso non va più bene. Ne compro una del valore della differenza tra vecchi e nuovi importi, modifico a penna l’importo del contributo indicato sull’atto di citazione e in fin dei conti ho risolto, anche se con una piccola spesa in più, e perdendo un po’ di tempo, come del resto tutti quelli nella mia situazione stamattina, che non sapevano un cazzo di quanto avvenuto nottetempo. Pazienza, c’è solo più fila ma ho risolto. Ho risolto? No, non ho risolto una minchia. «Nel corpo dell’atto di citazione, da oggi in poi, va indicato il numero di fax dell’avvocato e la sua Pec». La Pec? Pure la Pec?
La Pec, per inciso, sarebbe la Posta Elettronica Certificata, una casella e-mail dove poter ricevere comunicazioni ufficiali. Bene, penso, un passo in avanti nell’informatizzazione della giustizia, e lo penso senza sarcasmo. Ma, cazzo, proprio a partire da stanotte? Il problema è che l’avvocato che ha firmato l’atto, un giovane avvocato del mio studio, la Pec ancora non ce l’ha. E mò, come facciamo? «Eh…boh. Se manca la Pec si paga un’ammenda pari alla metà dell’importo del contributo unificato». ‘Sti gran cazzi! Stiamo parlando, a seconda dei casi, anche di centinaia d’euro. Porca miseria, dico, ma, nella disposizione, non potevano prevedere un minimo di tempo di preavviso per l’entrata in vigore della nuova norma? Una disciplina transitoria? Eh, pare che l’ho fatta io, dice con lo sguardo la tondaddetta, e io intuisco che nell’arco della mattinata devo essere tipo il duecentesimo che si vede rivolgere quello sguardo. Vabbè…
Troviamo un modo per ammacchiare la situazione: indicare la Pec di un altro. Ecco vanificata tutta la ragion d’essere della Pec. Inquacchio nuovamente a penna l’atto di citazione e intanto rifletto ad alta voce con la tondaddetta: «Ma che poi, pure volendo, che si pensano? È ovvio che uno che viene a iscrivere un atto a ruolo stamattina l’atto lo ha scritto nei giorni addietro, e certo non poteva sapere, quando scriveva, quali dati l’atto avrebbe dovuto contenere in base ad una legge pubblicata ieri sera!». L’addettonda concorda e aggiunge: «Che poi vai anche a modificare un atto che hai già notificato». Come?! Cazzo, non ci avevo pensato, la tonda ha ragione! Se notifichi X mica puoi iscrivere a ruolo Y! Il documento notificato deve essere conforme a quello iscritto a ruolo!
Ovviamente si apre un dibattito tra gli avvocati presenti. “Vabbè, ma che centra, si modifica solo un dettaglio, mica un elemento essenziale” “Eh, intanto comunque si modifica!” “Ma possibile che la nuova disciplina si applica anche agli atti già notificati? Ma siamo sicuri?” “Booooooh” “Vabbè, allora che fai, rilevi l’illegittimità di tutti gli atti di citazione iscritti in questi giorni?” “Boooooooh” “Ma possibile che non abbiano previsto che si creava questa situazione del cazzo?” “Boooooooh”. Dal canto mio penso che non lo so se le modifiche agli atti che hanno fatto tutti quelli che, come me, stamattina erano qui siano regolari o no, del resto possiamo anche star qui a fare filosofia per mesi, ma tanto la legge nulla prevede al riguardo, quindi nessuno lo sa e nessuno lo può sapere (e mi chiedo chi lo può stabilire e in base a che, ma, ripeto, possiamo stare a farci filosofia per mesi). Quel che so è che se fossi un Ghedini mi appiglierei a tutte le eccezioni procedurali possibili e immaginabili, e in questa situazione avrei gioco facile. Anzi, ci penso un po’ e poi, cinicamente, mi faccio l’appunto mentale di sollevare un’eccezione del genere, se me ne si presenta l’occasione. Dura lex sed lex, baby! Intanto penso: ma ci voleva tanto a inserire nel comma la frase “la presente disposizione non si applica agli atti già notificati al momento dell’entrata in vigore ecc…” o un qualcosa del genere? Possibile che ci arriva la tondaddetta ma non il consiglio dei ministri? Possibilissimo.
Maledetti! Incompetenti! Dannati!
La situazione in tribunale era decisamente peggiore che dal giudice di pace. Anche lì avevamo un iscrizione a ruolo da fare.
Al posto della tondaddetta vi era il gabibbo, solo che era femmina, non era rosso e aveva i capelli della Carrà. Il Carribbo sbraitava che lei non sapeva un cazzo, che dovevano andare tutti a farsi fottere, che aveva appreso tutto da quelli che andavano lì ad iscrivere a ruolo ma che ufficialmente non le avevano comunicato un bel niente, che Brunetta, Tremonti, Berlusconi, Alfano anna fa’ na vampa sola, che sta minchia di pec, poc, pacc non ha la minima idea di che cazzo è, nt’e’ ppecc e’ soreta, che Brunetta poi le mandava gli ispettori dell’efficienza e lei non voleva fare stronzate, anzi che lei non faceva niente di niente, perché la vecchia legge non andava più e la nuova non teneva conto che non erano state stampate marche da bollo dal valore dei nuovi importi. E intanto fumava ciccando a terra. E intorno un casino di pazzi, avvocati che bestemmiavano, insulti volanti alle mamme dei politici, minacce di rivolta, cancelliere sull’orlo di una crisi di nervi. E si era fatto pure mezzogiorno. Mannaggialamorte, eravamo scesi alle nove e mezza e pensavo ci avremmo messo mezz’ora, e invece… Marco, col cacchio che ti riaccompagno a fare adempimenti all’indomani di una manovra fiscale.
Ricondotta alla ragione, resasi conto che non poteva bloccare tutto, il Carribbo accettò di farci fare le iscrizioni a ruolo, ma a queste condizioni: avremmo fatto tutto secondo la vecchia disciplina, lei avrebbe tenuto da parte i fascicoli e ci avrebbe permesso, nel caso, di modificare il modificandum in un secondo momento. E l’efficienza brunettiana era salva.
Nell’arco della mattinata ho pensato che Brunetta è un cretino circa un centinaio di volte, e poi ho appreso al tg che non sono stato certo il solo. Che poi, chi sa se è stato lui ad inzippare la norma che mi ha rovinato la mattinata nella manovra fiscale (un po’ come inzippare dadini di wurstel nella parmigiana di melanzane) o è opera di qualcun altro buontempone. Un brutto scherzo in più
in un gran brutto mondo.
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