10/09/14

Giovanni Rossi



TUTTO TRANNE IL PARADISO


La guardai in tralice. L'avrei uccisa per la seconda volta, giuro, l'avrei ammazzata di nuovo. Mi stava accanto, acquattata, sembrava una gattina. Peccato, sarebbe stata una moglie perfetta se non fosse per il fatto che giusto cinque minuti prima mi aveva ucciso. Ci sedemmo su una panca di legno calda e umida allo stesso tempo. Innanzi a noi percepivamo un rumore, un cincischiare d'acqua, mentre dietro si udiva un crepitio di fiamma; dal punto in cui eravamo entrati, proveniva una luce, mentre al lato opposto tutto era buio.
- Perché lo chiamano limbo? - chiese Selene.
- Non lo so, però è simile alla vita, è odioso per questo, meglio l'inferno!
Selene si strinse a me: - Ma che dici? Tutto, ma non l'inferno!
- Perché no Sele? Al limite tutto tranne il paradiso. Ci siamo uccisi o sbaglio? Ci siamo uccisi perché il nostro amore era un inferno, dunque l'inferno sarebbe una logica conseguenza del tutto.
- La nostra vita non era un inferno, era meravigliosamente piatta – protestò.
- Selene ti prego, ci siamo mentiti... mentiti fino all'omicidio, te ne rendi conto?
- Ma dai... la morte fisica dopotutto non è il peggio che possa accadere.
- Selene, perdonami, e c'era bisogno di farmi fuori? Non potevi accontentarti di lasciarmi?
- Gesù, senti chi parla, e tu? Ti rendi conto di cosa sei stato capace di fare? Strangolarmi nel sonno, come i peggiori assassini, io almeno ho cercato di essere meno cruenta...
Notai che mi guardava con biasimo da maestrina, era di un antipatia assoluta.
- Ma che dici? - la rintuzzai - Non sottilizzare. Che vorresti teorizzare un'etica dell'omicidio? Tu pensi di essere stata migliore? Potevi scegliere un coltello, una forbice, che so, il batticarne, insomma qualcosa di meno subdolo, più schietto...
- Ma se la crostata di frutta alle amarene è il tuo dolce preferito – replicò risentita.
- Appunto Selene, sei subdola... come la mantide religiosa, mi hai attirato nel piacere e mi hai ucciso... la stricnina, poi, che idea! Ecco perché ultimamente c'erano sempre i miei libri di Agatha Christie sul tuo comodino!
- Sei insopportabile, pedante, piuttosto te lo concedo: la stricnina è come dire, vecchia, demodè, ecco demodè, ma ribadisco ho avuto più riguardo, anche in questo, come al solito.
Si girò e mi diede spalle. Notai le forma delle scapole un po' in avanti e i capelli biondi che le scendevano quasi a metà schiena, più o meno come quando l'avevo conosciuta al mare, sotto un gazebo, tanti anni prima. Si era girata d'improvviso con gli occhi più azzurri dell'acqua che ci stava a un passo, e verso la fine dell'estate, la bionda, spilungona, piena d'ossa, mi avrebbe carezzato i capelli dietro lo scheletro di una barca e l'ultima fila di ombrelloni chiusi.

§

Ci fu un rumore improvviso alla nostra sinistra. Un omino basso coi baffi ci fece segno di abbassare la voce. Selene mi prese la mano e me la strinse.
- Uno solo, uno solo di voi due, scende giù, mi dispiace; l'altro resta, a tempo da definirsi. - pigolò l'omino. Nel frattempo cacciò uno strano fazzoletto, nero da un lato e bianco dall'altro, e ci fece sparire dentro il suo piccolo naso. Soffiò forte. L'aria e il resto sembrò uscirgli da una sola narice.
- Mi scusi, che significa “scende giù”? Giù dove? - chiesi con la mano di Selene talmente stretta alla mia da contargli le ossa.
- Mah, cosa vuole, posso solo dire che qua si sta meglio... signora venga, mi dispiace.
Sentii un nodo in gola. La mano di Selene, sebbene la tenessi ancora stretta, sembrava non esserci più.
- No senta, c'è uno errore, - protestai - io ho strangolato! Non c'è umanità in me, in lei sì, la crostata di frutta è il mio dolce preferito, lo sanno tutti. La stricnina poi, Gesù, cosa vuole, è fuori moda, è solo un po' fuori moda, ma c'è tanta umanità in qualche grammo di stricnina, lei non immagina, c'è tanta umanità nel preparare un dolce, ci vuole un amore infinito, insomma lei avrà una moglie che le prepara dei dolci? Può capire no? La prego vengo io con lei, vado giù io, la prego, lasci qui mia moglie, vengo io, è giusto che scenda io, mi creda.
- Non si agiti, – fece l'omino - è possibile, certo è possibile, ma dovete essere d'accordo entrambi.
- Selene hai sentito? E' fatta, non temere, è fatta, vado io, avevi ragione tu, tu meriti di restare, tu resti qui!

§

Selene stava già accanto all'omino coi baffi, silenziosa, con gli occhi nei miei. Pensai a quanto mare c'era in quello sguardo e a quanto ce ne sarebbe stato giù, in quel posto a cui era stata destinata.
- Selene, fermati. Torna qui. Vado io, Selene ti prego...
Fece no, crollando il capo biondo. Solo no. Si girò lentamente verso l'uscita e sul profilo tremolante di luce, mentre l'omino le stava davanti, vidi le prime gocce di mare caderle dagli occhi.
- Selene io, non tu... - dissi tra le labbra.
Misi una mano sul legno della panca da dove lei si era appena alzata e sentii l'umidità attraverso ogni poro della pelle. Chiusi gli occhi. Cominciai ad annusare acqua e salsedine al riparo dello scheletro della barca. Avrei aspettato tutta l'estate per una sola carezza, sapevo che sarebbe arrivata prima o poi, una mano ossuta e leggera; scivolai con la schiena sul legno e contai, uno a uno, gli ombrelloni chiusi che stavano all'ultima fila.




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