L’attrice Elisabeth Vogler, durante la rappresentazione teatrale dell'Elettra, si blocca improvvisamente, presa da un’inspiegabile desiderio di ridere. In seguito si chiude in un assoluto mutismo. Ricoverata in un ospedale psichiatrico, viene riconosciuta sana nel fisico e nella mente, non soffre di afasia, ma ha scelto coscientemente di non parlare più.
Per farla uscire da questa condizione autoimposta, la dottoressa le affianca un’infermiera personale, la giovane e inesperta Alma, e le propone di trascorrere un periodo di riposo e recupero nella sua casa in riva al mare. Lì, nel completo isolamento, matura uno strano rapporto esclusivo tra le due donne: mentre Elisabeth continua a mantenere il silenzio, Alma si apre completamente a lei, che vede come una perfetta interlocutrice e con la quale tende sempre più ad identificarsi, sopraffatta dalla forza interiore che traspare dalla decisione estrema di rinunciare alla parola. Quei lunghi, intimi racconti di vita privata, che comprendono la confessione di un'esperienza sessuale di gruppo, invece di riscuotere la paziente dalla sua apatia, finiscono per creare una sorta di confusione e sovrapposizione di identità fra le due (anche Elisabeth nasconde un pesante segreto, quello di una maternità indesiderata, forse fra le cause del suo attuale stato).
Quando però Alma scopre che Elisabeth ha rivelato in una lettera tutto ciò le ha raccontato, la loro relazione affettiva si spezza; la aggredisce, poi se ne pente, quindi ritrova un sufficiente controllo per tornare nel proprio ruolo professionale. Le due donne abbandonano separatamente la casa al mare e ritornano in città.
.
.
.
Nessun commento:
Posta un commento