16/10/08
Un giro di re (2)
...segue
Ti ho aspettata per un mese, orgoglioso del fatto che fossi io il custode di quell'attesa. Ho sognato quasi ogni notte la grazia con cui ti eri appoggiata con le mani sulle mie spalle per sollevarti in punta di piedi e stamparmi quel bacio poco al di sopra del sopracciglio. Ho immaginato il sapore delle tue labbra e mi è mancato come può mancare una cosa sconosciuta. Poi ti ho rivista, la pelle ambrata di un sole recente, la tua malinconia più lieve che si accompagnava a quella solarità che ancora non avevo conosciuto e che sarebbe stata l'affondo finale al mio cuore. Lo sguardo che ci siamo scambiati è stato unico. Mi hai abbracciato e quasi tremavi. Mi hai detto:
- Ho avuto paura.
Avevo subìto un incidente, pochi giorni prima. A niente erano valse le mie rassicurazioni telefoniche. Non si può essere felici di un incidente, ma quelle tre parole pronunciate guardandomi negli occhi mi hanno reso per un istante l'uomo più felice del mondo. Ti ho stretta a me e ti ho baciata sui capelli. Abbiamo aspettato che un altro cielo rosso sfumasse ai nostri occhi. Hai acceso una sigaretta di cui ricordo il sapore e quella sera nel fumo che soffiavi ho letto che il tuo respiro mi apparteneva. Abbiamo camminato per due ore. Dentro di noi pioveva, non si udiva un suono, si potevano vedere i nostri amori passati precipitare. Era buio e abbiamo osservato le ombre in un angolo luminoso perdere i contorni mentre svanivano. Ho sentito finalmente le tue labbra sulle mie. E quella sigaretta. Mi è piaciuto. Io odio il fumo, ma non ti avrei mai chiesto di smettere, se non altro per poter vedere ogni volta i capelli caderti davanti al viso mentre abbassavi la testa a cercare il pacchetto di Marlboro Light nella borsa, vederti scostarli spazientita e con l'attenzione che si riserva ai gesti più importanti. Intorno a noi c'era un mondo ovattato che ci ascoltava. Rannicchiato e quasi nascosto.
continua...
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