12/02/09

Morgana Live



Venerdì 13 Vanessa Peters





Votata tra le 10 migliori voci ad Austin (Texas), Vanessa Peters è già piuttosto conosciuta in Texas, stato da cui proviene e giudicando dai suoi tour continui e senza sosta sembra proprio che stia cercando di farsi un nome anche nel resto del mondo. Negli ultimi due anni i suoi tour hanno attraversato per due volte tutti gli Stati Uniti in lungo e in largo, nonché gran parte di Italia, Germania e Repubblica Ceca, sia come solista che con la sua band italiana Ice Cream On Mondays. Il continuo girovagare però non le ha impedito di continuare a lavorare senza sosta a nuove canzoni e nuovi album; ha pubblicato “Thin Thread” nel 2005 che ha avuto eccellenti recensioni in America e in Italia, ed ha pubblicato il suo 4° ed il 5° album (“Blackout” e “Little Films”) durante il 2006. La rivista Early ne sottolinea i testi sorprendenti, le melodie orecchiabili e soprattutto la voce che descrive come “una voce che potresti ottenere mescolando la graffiante particolarità di Lucinda Williams, la freschezza di Beth Orton e la grazia incerta di Suzanne Vega." Vari generi e varie atmosfere si mescolano, ripercorrendo in un certo senso le radici rock dei Wilco e dei Jayhawks, quelle folk di Patty Griffin e quelle pop-rock di Aimee Mann, in un ensamble che però mantiene la sua originalità. Vanessa sarà accompagnata nella data al Morgana dal chitarrista Manuel Schicchi.
Parte dunque proprio dall’Italia il tour europeo di presentazione del suo sesto album “Sweetheart, Keep Your Chin Up”. Ma sentiamo direttamente Vanessa sul suo progetto.

In questi anni il tuo legame con l’Italia, col circuito indipendente, si va sempre più consolidando, ci sono sempre più locali che ospitano i tuoi live, tu come vivi questo rapporto con la scena italiana?
Il mio legame si è intensificato da quando, sono ormai 4 anni, suono con un gruppo di ragazzi italiani, gli Ice Cream On Mondays, quindi mi trovo molto spesso in Italia. Mi trovo bene qui, con i locali così come con il pubblico, che sembra apprezzare quello che facciamo.

In Italia c’è una grossa e storica tradizione cantautorale, che però non trova molto spazio nel cosiddetto circuito “indie”( parola che ormai segna una moda più che una scelta, almeno in Italia), credo invece che negli Stati Uniti ci sia comunque più attenzione e spazio nei circuiti indipendenti per le esperienze cantautorali, folk rock in particolare……..
Sì, è vero, direi quasi che in America, “indie” può anche vuol dire cantautorale.. magari non sempre, ma spesso. Ci sono tante “listening rooms” in America dove la gente va proprio per ascoltare... non per ballare, non per bere o parlare, ma per ascoltare il pezzo e i testi. E per chi fa questo genere di musica è una fortuna che esistano questi posti... e spero che ne nascano tanti altri!

Veniamo al tuo ultimo disco, le recensioni ne parlano bene, musica testi e voce apprezzati da tutti, è quello che artisticamente volevi esprimere in questa fase?
Sì, assolutamente. Volevamo creare un qualcosa un po’ acustico, diciamo un po’ “roots” senza perdere il lato “rock” che avevamo già coltivato, e crediamo di essere riusciti a creare un bel misto di country, rock e folk.

C’è qualche curiosità, qualche storia che ci vuoi raccontare legata a qualche canzone in particolare?
Tutte le canzoni hanno una storia... in particolare mi piace tanto quella legata all’ultimo pezzo del disco, “Okay From Now On.” Abbiamo registrato quel pezzo usando 4 studi diversi per fare in modo che si potessero usare le voci di tutti i miei amici musicisti in Italia, Olanda, Texas, Danimarca... è stato un esperimento molto bello di “registrazione mondiale”.  Mi sembrava giusto e doveroso, visto che sono sempre in giro per il mondo... volevo catturare quella sensazione anche in studio…

Ovviamente delle differenze tra studio e live ci sono sempre, ma la resa live di questo come sarà? Cambieranno molto i pezzi on stage?
I pezzi sono molto simili, anche se è normale che alla fine risultino un po’ più tranquilli perchè non avremo il supporto di tutto il gruppo con noi... però credo che i concerti che facciamo in duo abbiano una bella intensità. Non è sempre necessario avere la batteria, anzi, a volte è meglio non averla per poter sentire meglio il pezzo!

Facci qualche nome di artista ancora poco conosciuto/a da andare ad ascoltare e un nome invece di qualcuno/a già noto che ti piace.
Artisti poco conosciuti in Italia... Sarah Harmer e Kathleen Edwards, sono due bravissime cantautrici canadesi... Tra coloro che invece sono già noti al pubblico italiano, mi piacciono tantissimo i Wilco.

Ti aspettiamo a Benevento al morgana……
Grazie! Non vedo l’ora.



Ernesto Razzano
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