02/06/09

Festa della Repubblica









A maggio 2009 prende avvio un progetto di comunicazione "personale" che ha per finalità la sensibilizzazione dell'"uomo della strada" sui temi della democrazia. Si basa su concetti molto semplici che possono essere interpretati in forma ironica o al contrario lessicalmente ed esattamente per quanto risulta scritto; ad esempio "Berlusconi non è un dittatoré" (con l'accento sulla "é" allo scopo di destabilizzare il lettore), o "Berlusconi è democratico". Tutto ciò nel periodo caldo delle polemiche seguite alle dichirazione della moglie del Premier sulla sua presunta mania dittatoriale.
Oltre a incuriosire il passante e porlo di fronte al dilemma tra significato e significante, lo scopo è di osservare le reazioni delle forze dell'ordine: dai filmati prodotti si vede come l'iniziativa, definita da questi addirittura come una manifestazione vera e propria, dia particolarmente fastidio sebbene si tratti di una semplice pubblicazione di un pensiero su di un cartello portato in petto.

Nel giorno della cosiddetta festa della Repubblca, per la prima volta pesantemente blindata forse per timore di eventuali contestazioni nei confronti di Berlusconi (giunto peraltro elegantemente 15 minuti dopo l'inizio della parata), lo slogan portato avanti, tra un salto e l'altro, è stato "viva la Repubblica".

Nel recinto del popolo, questo strillo da parte di un cittadino che per vedere le proprie forze armate si è trovato costretto a saltare e sbirciare tra un camion ed una jeep parcheggiata ad arte a protezione dei carrarmatini tricolore, suonava come un grido d'allarme. Un grido controcorrente rispetto a quello di parenti ed amici dei soldati che invece inneggivano alle forze armate, stravolgendo totalmente lo spirito della festa del 2 giugno.

Stefano Bertoldi
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