21/06/09

to B or not to B



E' stata in ogni caso una giornata particolare. Anche per me, che non seguo il calcio. Sono uscito di casa che la partita era già iniziata, e da Cretarossa già potevo sentire i cori dello stadio. Sono andato prima al seggio, a votare. Avvicinandomi all'ingresso del seggio subito noto un signore che fa cenno all'interno di muoversi... entro e trovo una televisione accesa sulla partita... sorrido e penso: il calcio che è amato più della stessa democrazia...
Decido di andare allo stadio. Per strada ci sono ovunque addobbi scanzonati fatti con piatti di plastica e tutto quanto è giallo-rosso. Il boato del tifo mi accompagna costantemente. Festa di popolo, voglia di sognare. Tra le difficoltà della vita quotidiana... sarà una banalità, ma cammino nella banalità di un quartiere che da una settimana aspetta una festa tutta sua. Senza clamori, senza fasti inutili e lussi da magnaccia. Lo stadio è una bolgia, il Benevento sta già perdendo. Assisto ad un assedio giallorosso nella metà campo del Crotone. Tifo, urlo, rido. Ci credo. E ci crede la gente attorno a me tra "...stai 'nguaiaaat'" e "...ma pecchè nun tiri 'nvece 'e passaaaàaàaà!!". Ma il tempo passa, comincia a piovere, segnali di biblici cataclismi si manifestano: folate di vento alzano nuvole di sementi, polvere e di "...e ki 'te 'mmuort".
Bambini, vecchi, ragazze... tutti ad aspettare quella emozione che non arriverà.
Finisce.

Silenzio.

Poi, tenero e commovente, parte un applauso verso la squadra dei vinti, ancora sul campo, piegata sulle ginocchia, la faccia nascosta per liberare le lacrime.
Il pubblico silenziosamente va via, e vedo anche una nonnina in carrozzella.
Lo sport, nonostante gli interessi che se lo stanno mangiando, oggi ha un sapore ancora autentico. Mi colpisce la muta rassegnazione di chi è abituato ad ingoiare bocconi amari.
Dignitosamente.
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