31/10/09

Mo(o)vie Wonderland

Titolo: “Il corpo delle donne” (di Lorella Zanardo) - www.ilcorpodelledonne.net

Sottotitolo: Habeas corpus

Premessa: se siete “thirtysomething” e state previdentemente raccogliendo gli amari frutti del precariato, per spenderli poi tutti in salvifici interventi liftosi che sennò come me lo tengo l’uomo (ma anche, si parva licet, uno straccio di professione); se avete una qualche stima di mariadefilippi, aldadeusanio e similari signore feudali dei nostri (sì, nostri-ahinoi-di-tutte) pomeriggi; se considerate la lotta alla cellulite degna di un consesso ONU e meritevole di considerazione l’ipotesi di un comparto di caschi blu deputati alla causa; se infine vi piegate senza colpo ferire alle richieste del nipotame e -per le feste (s)consacrate- regalate agli imberbi null’altro che infimi parti degli scriteriati merchandising televisivi (e non mi riferisco ai dvd della Disney)… se -e sottolineo se- sospettate l’affiliazione ad una o più delle sopracitate eventualità, desistere o insistere in merito alla visione di questo documentario non è scelta da poco. Mi sento dunque moralmente costretta al monito da bugiardino: consultare lo psicoanalista, freudiano o junghiano che sia, prima dell’uso. Il filmato apre la stura a conati di riflessione e potrebbe avere esiti neurologicamente letali.
Sarete al cospetto di un porno horror da manuale, con sconfinamenti nello snuff movie - solo che qui l’atto sessuale è simulato, sollecitato, suggerito, enfatizzato in tutte le salse che un Artusi possa approntare, ma mai e poi mai consumato. Perché in questa sede, signoramia, non è di sessualità reale che si parla, ma di colpevolissima, mortifera induzione ad un meccanismo di seduzione perpetua e totalmente sganciato dal desiderio, dalla coscienza di sé e dall’incontro con l’altro o l’altra-da-me, ma in compenso blindato a doppia mandata nelle stanze, alcove o non, del potere. Perchè nel succedersi agghiacciante e noto del già visto/troppo visto/mai visto abbastanza, non sono donne (e uomini) ad invadere lo schermo, ma ultracorpi gonfi, straziati dalle incognite del Tempo, pesati con la tara ad un delirante mercato delle vacche che offende non solo etica ed estetica, ma pure raziocinio e libero arbitrio (a meno di non considerare libertà l’incapacità di filtrare logiche di consumo sessuale, economico e culturale decise altrove -AAA velina che non sia cresciuta a pane e televisione cercasi). Perché, attenzione, la questione fondamentale ivi posta non è certamente la cura o finanche l’esaltazione della propria femminilità, ma lo sciogliersi delle nostre identità di basse alte magre grasse bionde brune belle brutte in un magma indistinto massmediale, nel quale si dis-integra non soltanto l’identità individuale o di genere femminile, ma ogni prerogativa profonda del genere umano. Vi rilancio la domanda finale: “Di cosa abbiamo paura?”. Da ri-pensare quando, dopo ore trascorse fra parrucchiere, estetista ed estenuanti cambi d’abito dinanzi allo specchio, staremo pensando di aver fatto, quel giorno, un regalo a noi stesse.
SinteticaMente: due citazioni in ricordo della grande Carla Lonzi: ”Chi ha il potere afferma: fa parte dell’erotismo amare un essere inferiore. Mantenere lo status quo è dunque un suo atto d’amore”.
“Vogliamo essere all’altezza di un universo senza risposte”.
Consigliato: a chi, dalla sala del chirurgo, è volato ai set del “Grande Fratello” o de “La fattoria”. Senza mai passare per Orwell.
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