07/12/09

I viaggi di Penelope

Una libreria dice molto di una città. Parla di chi la abita, di chi l’ha già abitata o l’ha solo visitata e di chi vi cresce. L’ultima volta, in una libreria di Benevento, ho chiesto dove fosse lo scaffale della saggistica letteraria e mi son sentita rispondere: Cosa intende per saggistica letteraria? La poesia? Ho risposto con un sorriso beffardo e un semplice: Lasci stare, ho girato i tacchi, immaginando di non metterci più piede. Non avendo molta scelta ho dovuto rifarlo ricevendo un’altra irritante risposta. Chiedevo di un libro di critica cinematografica su Almodovar (non è che gli stessi chiedendo di un Mizoguchi o di chi sa quale altro ignoto regista!), il cui titolo era in inglese. Mi hanno risposto (questa volta loro con il sorriso beffardo): Ma è in inglese? Allora è ovvio che no! Eppure Benevento non è l’ultima città d’Italia che non merita nemmeno un libro in lingua, soprattutto se trattasi dell’inglese. Forse tale signor B. è passato solo per città come questa quando ha affermato che l’Italia non è un paese multietnico. Di sicuro non è passato per la Sicilia! Nel tragitto in pullman da Canicattì ad Agrigento, lontana ormai dal “Continente”, ero rimasta l’unica italiana. In quel tratto di terra che mi sembrava di un’Italia ancora più antica, con le cittadine addobbate a festa per natale e case e insegne così anni ’50, vi si agitavano, invece, i mari del Sud e i mari dell’Est. Un viaggio in pullmann e una libreria possono essere la stessa cosa, ti aiutano entrambi a capire chi occupa quello spazio che stai percorrendo. Arezzo ha una bellissima libreria che non a caso si chiama Il viaggiatore immaginario che ha spesso libri introvabili, e in tante lingue! Ne ha anche un’altra quasi accanto che è aperta fino a mezzanotte. In quella città mi sono mancate tante cose e se per molti versi ne ero asfissiata potevo almeno respirare a pieni polmoni l’odore dei libri e assaggiare ogni giorno cultura (di cui i toscani da sempre si son fatti gelosi custodi) e culture! Ma torniamo ad Agrigento e alla mancanza di osservazione del signor B.. La sua libreria mi ha mandato in estasi e mi ha rivelato un altro aspetto della città che non avevo ancora considerato. Ha uno spazio dedicato ai bambini, (sulla cui letteratura ho un occhio particolarmente attento ultimamente) che è una corsia preferenziale per capire chi vi abita e chi e come vi sta crescendo adesso. Una serie di libri illustrati (o anche scritti) da artisti per stimolare la creatività dei bambini, meravigliosi! Una sorta di romanzi di formazione in cui si invitano i bambini a disobbedire agli adulti! Ho tra l’altro scoperto (ahimè non lo sapevo!) che le favole di Rodari sono illustrate da Munari. Ho un libro a cui sono molto legata, (perché è stato quello su cui ho imparato a leggere) delle sue favole, con i miei scarabocchi copiati pari pari da Munari, appunto. A me sembravo messi lì apposta per essere emulati. Ho ripensato alla storia di Isa sul quadro di Guttuso e ho pensato a come molte cose che conosciamo in tutt’altro modo da bambini, restando sottotraccia ci vengano restituite da adulti. Mentre tessevo fili della memoria di cui avevo perso completamente il capo, l’omino della libreria mi comincia a fare delle domande ed è il primo a ricordarsi di Benevento non come terra di pellegrinaggi ma come città di Palladino (finalmente qualcuno che non mi parla di processioni!). C’è stata una mostra da poco in quella libreria, mi dice, e poi comincia a raccontarmi di storie siciliane. Si cunta e s’arricunta…c’ho passato due ore a farmi arricuntare! Qualche storia l’avevo già sentita ma quando le persone sono così felici di dirmi una cosa non dico mai loro che già sono a conoscenza di quel che vogliono insegnarmi! Mi ha raccontato di Cuticchio e dei Mori e di come la Sicilia sia da sempre terra multiculturale. Mi metto a sfogliare un libro di favole siciliane e sono illustrate da un disegnatore maghrebino, altri racconti da un algerino e c’è poi l’abecedario cinese-italiano, perché Sa, ad Agrigento ci sono anche molti cinesi! e poi c’è il libro sui confini come fonte di conoscenza o quello in cui i bambini agrigentini (del mondo) si raccontano le religioni insegnategli dai genitori ridendoci su! In quella che mi sembrava una città indietro mille anni, così tipicamente siciliana ho scoperto che i bambini crescono in un mondo diverso da quello in cui sono cresciuta io o cresceranno i miei figli, che saranno costretti a sentirsi dire dal libraio Ma di che “razza” stai parlando? Le librerie ci nutrono di sogni, di ricordi, di viaggi immaginari prima che reali e ogni libro è un atto d’amore verso noi stessi e verso gli altri, verso l’altro. Nel frattempo entra una mamma con la sua bambina; chiede un libro sulla leggenda di Ulisse. E lì il libraio ricomincia a cuntare: Ulisse, Circe, la Sicilia e Itaca, il viaggio, la conoscenza. Il circolo si riapre e si richiude. Io ritesso pensieri nel frattempo… in ogni viaggio, allontanamento o breve percorso credo si cerchi prima di tutto quel che si è lasciato a casa. L’unica cosa che manca in quella libreria, che la fa essere ancora così siciliana, così italiana… è che lo sguardo su quelle storie è ancora così maschile! Eppure ho incontrato tante donne in questo viaggio ( o meglio breve allontanamento da casa!) che mi hanno nutrito l’anima e la mente molto più degli uomini eppure non c’è nessuno ancora che a quella bambina racconti dei viaggi di Penelope!

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3 commenti:

Claudia ha detto...

diventa tu la nstra penelope!
ke bel diario di viaggio!

Lala ha detto...

:)...grazie piccola, aspettavo ansiosa il tuo commento! Infatti ho dato inizio alla rubrica "I viaggi di Penelope" e tra un po' avrai un'altra puntata!

Giuliana ha detto...

bella!
ci voleva!
ora manca il locale, le mostre...;)