15/06/10

traffico di pensieri

Ogni persona ha la sua storia. La sua tragica scintillante disgraziata irripetibile Storia. Chissà cosa aveva passato quell'uomo. Stava ore ed ore sotto al sole, vicino al semaforo, e faticosamente quanto inutilmente si agitava per dirigere il traffico dal marciapiede. Allungava le braccia ad indicare alle macchine, ai furgoni e ai motorini cosa fare in un moto perpetuo insensato. Sudava, gridava, vomitava parole spezzate.
Gli occhi, però erano puntati verso un orizzonte invisibile. L'uomo dava l'impressione non di ordinare il fluire del traffico, ma l'ingorgo inestricabile dei suoi pensieri. Dei suoi fantasmi.
Ogni santo giorno era lì. Qualche volta l'ho trovato seduto sulla soglia del tabaccaio chiuso. Con la sua camicia sdrucita aperta e disordinatamente fuori dai pantaloni, canottiera verde, barba incolta. Anche se rannichiato in quella posizione quasi fetale continuava ad ordinare pensieri con ampi movimenti delle braccia e gli occhi puntati altrove.
Magari l'uomo al semaforo alla mia età aveva esattamente le mie stesse speranze, anche lui si sentiva in credito di una miriade di possibilità. Forse anche lui si era aggrappato a delle aspettative intonate alla sua vita. Poi un bel giorno si è svegliato, ed è andato fuori di testa. Un bel giorno del cazzo è diventato Don Chisciotte,in jeans, a piedi, senza gloria. Improvvisamente ha iniziato a combattere con le auto in coda all'incrocio, convinto che lì era nascosto il senso di tutto il caotico fluire della vita.
Un lottatore, un eroe perennemente destinato alla sconfitta. La gente normale neanche lo guarda. Non si ferma, non scende dalla macchina, non smette di andare su e giù; non affonta mai quegli occhi. A furia di correre di qua e di là non siamo più nelle condizioni di affrontare il senso di quello che facciamo. Meglio la fuga circolare. Lui, lo sfigato, invece ad un certo momento si è fermato ed ha intrapreso la pugna.
Ho pensato tutto questo un freddo martedì sera di marzo, davanti ad una Peroni da 66cl. Avevo messo su un cd dei Lamb e guardavo le ombre sul muro. Alle 22.43 il silenzio pieno di echi della città è stato messo a tacere da caroselli di auto in festa. Una partita di champions. Una vittoria ai quarti. Mi affacciai spostando appena la tenda del balcone e osservai il rituale metropolitano. Con gli occhi seguìi le auto fino alla curva in fondo al viale. I clacson sfumarono in un leggero effetto doppler.
Tornò tutto silenzioso.
Andai a dormire.
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1 commento:

Eduardo De Cunto ha detto...

wow. non so chi l'abbia scritto. chiunque sia gli faccio i miei complimenti, per contenuto e per stile!