19/10/10

demodècrazia

Quell'uomo era anche brutto da vedere, dio se era brutto! Ma di una bruttezza che poteva anche essere confusa con il fascino. Ma il fascino glielo dava l'essere in tv, anche se con incomprensibili meriti. Sta di fatto che la sua faccia lasciava in secondo piano le parole. E le sue parole erano proclami, erano la voce del padrone. Espressione programmata del rigare dritto. Era il dettato del pensiero da avere in testa per non essere considerati disfattisti anti-italiani o, peggio, semplicemente inadatti.
Stavo mangiando una insalata preparata con la busta-mista-già-lavata presa al supermercato, con aggiunta di una scatoletta di tonno, una di mais, un filo d'olio e sale e frammenti di taralli. Tutto buttato in una scodella di plastica bianca, e consumato in piedi. Difficile convincersi di essere nel giusto quando ti trovi in queste condizioni nonostante una mente brillante.
Mi stavo rassegnando piano piano all'idea che l'uomo brutto in fondo avesse qualcosa in più di me: aveva capito benissimo come galleggiare nello stesso mare di merda in cui eravamo finiti tutti. Per non affondare, bisognava portare altra merda.
Finito di masticare, sciacquai la scodella e buttai le scatolette nella differenziata. Per mangiare una insalata avevo prodotto tre etti di rifiuti solidi urbani. Etichettati con la parola “BIO”. La mia cucina, piano piano stava diventando una piccola discarica. A pensarci bene, forse tutte le cucine d'Italia stavano diventando piccole discariche, perché quando furono concepite il bidone della spazzatura era uno solo, piccolo. Ora ne servivano tre, quattro. E giacevano davanti al cazzo, fino a che debordavano di vetri, lattine, flaconi. Però stavo facendo la differenziata, stavo salvando l'ambiente.
Per l'ennesima volta pensai che la televisione ormai era inguardabile. Che poi non usavo più neanche il televisore, ma il pc portatile con decoder incorporato. Il televisore giaceva totalmente inattivo su un mobiletto in stile proto-ikea, di truciolato. Era arrivato il digitale terrestre, e la mia vecchia tv non aveva neanche la presa a scart. Come non avere la vagina, fuori gioco. Improvvisamente, da un giorno all'altro, passò dalla categoria elettrodomestici a quella rifiuti ingombranti, causa avanzamento tecnologico dell'opulento occidente. E la mia piccola discarica domestica aveva ora un altro fondamentale elemento di pregio.
Vabbé.
Dovevo scegliere, o un televisore nuovo costruito dalle contadine cinesi o cento serate al music-club a bere vodka-tonic tra esseri umani caldi, tridimensionali e disperati come me. E io avevo scelto la seconda via.
Mi restava ancora qualche cosa da scegliere, in effetti.
Scesi di casa come al solito, due rampe di scale color azzurrino con decorativo putto in gesso di pessima fattura. Prima o poi ci avrei disegnato un bel cazzo rosso sangue con la vernice spray, ma non stavolta, un altro giorno.
Era una di quelle serate a cavallo tra inverno e primavera. Nell'aria potevo avvertire i primi sentori della solita primavera con i suoi miasmi di ottimismo. Era già notte, e la città a quell'ora sembra non vivere. E' un deserto di luce giallo-sodio e automi che portano a spasso le loro auto. Ma a me va bene così, per un pò posso andarmene in giro in santa pace. Con i miei fantasmi.
Prima camminavo con le cuffiette nelle orecchie, poi niente più perché mi procuravano l'otite, ma questo lo scoprii molto dopo che il mondo fu inondato di cuffiette bianche di tendenza.
Guardo i palazzi.
Mi sembra di essere finito in qualche ex-repubblica sovietica, vedo una modernità ormai decadente. Palazzi costruiti quando l'uomo andava sulla luna ora cadono a pezzi e sulla luna pare che non ci siamo mai andati. Ora andiamo il fine settimana al multisala, tra adolescenti obesi.
Non si può credere quanto siano brutte le parti di città che sono venute su con la Democrazia ed il Benessere; coi Piani Regolatori e i Regolamenti Edilizi.
Il popolo sovrano è finito tra il terzo e il quarto identico piano di palazzi che al prossimo terremoto verranno giù senza riguardo alcuno delle Norme Antisismiche.
Non si è mai visto il Sovrano vivere in appartamenti di 65mq.
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