31/10/10
I viaggi di Penelope/Cultura o coltura d’Italia?
"Questi studiosi sono la dimostrazione che si può essere del sud senza essere terroni", suona più o meno così il discorso di accoglienza in una cittadina del nord-Italia che considerandoci venuti da moooolto lontano, quasi fossimo di un altro mondo ci ringrazia per il contributo culturale che stiamo portando in un luogo già distintosi per le sue attività industriali. Personaggi di un’altra Italia. In cerca di un autore del nord che ci sovvenzioni? Di ben altra riforma scolastica e universitaria? Di un capo del governo che altro che bunga bunga? Personaggi in cerca di un paese che non c’è! Ma il ricco nord, intanto, ci finanzia: albergo di stralusso, dispiego di forze, giornalisti, operatori culturali, tutti accorsi alla conferenza, c'è anche un presente per i relatori. Paese che vai regalo che trovi: Giugliano in omaggio mi diede un bel carico di mozzarelle, Roma una di quelle kitchissime targhe di legno e d'argento, la città lombarda un bracciale, e devo dire anche bello! Ma non è tutto oro quel che luccica: mentre parliamo di Pirandello, qualcuno ai piani alti ruba nell'ufficio amministrativo, e nel tanto decantato hotel pieno di opere d'arte, di design e di avanzatissime tecnologie suona per sbaglio l'allarme antincendio. Sono le 07.30 di mattina e una voce elettronica nella stanza bianco ovatta mi impone di evacuare il piano e portarmi al cancello luminoso. Ho per fortuna un pigiama con i leggins e un cappottino tono su tono, lo metto insieme ai tacchi pronti per la conferenza di qualche ora dopo; certo non sono l'ideale per una fuga ma in un posto così non puoi mica scendere in pantofole di spugna! Nella hall trovo uomini d'affari americani che non hanno rinunciato nemmeno al loro cappello da cowboy! Andiamo tutti a far colazione, in cappotto obviously! I teatranti, intanto, hanno sempre qualcosa da raccontare o un non so ché per provocare. Uno degli attori della compagnia a fine conferenza si alza in piedi e venendo avanti dal fondo della sala ci chiede: Ma se questo Pirandello ha scritto cose così belle perché non è riuscito ad infondere la bontà negli uomini? Ma che razza di domanda è??? Chiaramente non sarò io a rispondere! Ciò non ci impedisce comunque di mangiare tutti insieme nella cucina Goldoni (a lui dedicata perché Goldoni fu il primo a volere una cucina all'interno dei teatri) dopo il brindisi di inizio: “Siamo nati per godere, godiamo”. Tra un pasto e l'altro di cui ignoro gli ingredienti la regista ricorda la sua giovinezza: le avanguardie, la Milano anni '70, gli incontri con Streheler, Renzo Ricci, Pasolini. Un altro mondo, un mondo di intellettuali ormai tramontato. E sul tramonto torniamo a Napoli, meta di partenza e di arrivo scandita dall'inizio e dalla fine del libro di Erri De Luca: “Il giorno prima della felicità”. Complicato intrigo di donne, vicoli e delitti direbbe la Wertmuller, a cui De Luca aggiunge l'autunno del '43, l'ebreo (errante) nascosto in cantina, un padre di cui misteriosamente si è persa ogni traccia. Niente di nuovo sotto il sole napoletano, il giorno prima della felicità non è ancora arrivato. Tanto vale andarsi a sciacquare i panni in Arno, passando per la dantesca (di memoria) Arbia, la petrarchesca (di nascita) Arezzo, la montepaschiana (di finanziamenti) Siena. La cui università è comunque in deficit, con un buco da 20milioni di euro. Che fine farà (faremo)? La sede di Arezzo, come tante altre università italiane in questo momento è autogestita. Vado a giocarci una sera a scarabeo mentre si organizzano lezioni gratis da tutti: professori, ricercatori, gli stessi studenti. Forse farò anch'io la mia tirata pirandelliana rispondendo anche alla domanda dell'attore bustocco: Ovviamente non è che basta scrivere una cosa per migliorare tutta l'umanità ma ci si prova. Lui ad esempio lo fa con La nuova colonia, dove mette un po' di socialismo alla Fourier e un po' di stato di natura alla Rosseau. L'intervento ha già un titolo: Utopie del rinnovamento. Ma agli studi umanistici che migliorano l'uomo nessuno ci crede più. E quanto è vecchia quella lezione sulle arti liberali che rendono l'uomo libero (“Artes liberales sunt artes quae dignae et idoneae putantur, ut homines liberi beata vita intellectuali versentur”).Altro che libertà, altro che vita beata. Continuando ad elargire cultura gratis finiremo col non avere più di che campare. Ci stiamo dando la zappa sui piedi e tra poco l'unica cosa da fare sarà imparare ad usarla quella zappa. Altro che cultura ho bisogno di qualcuno che mi insegni la coltura!
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