Accanto all'amore per la libertà, colloco la passione per lo sdegno, inteso come quel profondo senso di repulsione per l'ingiustizia che è proprio degli animi grandi ed è invece del tutto sconosciuto agli animi servili. Sopportare di essere trascinato nel fango e sorvolare se vi sono trascinati gli amici, scriveva Aristotele nell'Etica Nicomachea, è atteggiamento da schiavi. Diverso dalla compassione, che è dolore nei confronti dell'immensa sfortuna di altri, lo sdegno è, in senso stretto, un'ira buona di fronte all'ingiustizia. Lo sdegno è insomma la sana ira guidata dalla ragione e come tale può, anzi deve, vivere anche nell'animo della persona mite. E' la virtù dei precursori, degli anticipatori, di quelli che dimostrano che si può lottare e che incoraggiano gli altri a seguire il loro esempio anche quando la prudenza, con buoni argomenti, consiglia di stare fermi, di tacere, di adeguarsi e di piegarsi. Chi agisce per sdegno esclude interessi e calcoli, e diventa capace di quel coraggio degli iniziatori che hanno entusiasmo di sincerità e sanno tradurre il pensiero in azione.
Intransigenza contro cedimento.
Sono concetti che sanno di vecchio e che troveranno ascolto solo tra pochi e alzate di spalle e sarcasmo presso i più. Invece di una maggiore intransigenza predomina una più marcata volontà di accordo per mettere a punto strategie di potere.
Saggezza consiglia di non lanciare appelli che poi cadono nel vuoto. Se proprio una esortazione deve esserci, la rivolgo alle persone di animo grande, affinchè operino per la libertà dei cittadini mossi da una semplice scelta morale anche senza speranza di premio o di vittoria.
Per quanto sia ardua, è la sola via. Il primo passo è capire il valore e la bellezza dei doveri civili.
A partire dal diritto-dovere del voto.
il Molto Onorevole
M° Zibuletti
(con parole non sue)
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