30/07/11

Squarciare il velo di Maya...

...ovvero sguardare in camera come forma d’arte, picconare il quarto muro e varie & eventuali.


Normalmente uno dei cardini nella messa in scena e nel linguaggio cinematografico è quello di cercare il massimo effetto di sospensione dall’incredulità, vale a dire di indurre lo spettatore ad osservare ciò che accade sullo schermo accettando - secondo una sorta di patto non scritto - che ciò che avviene sia possibile (fosse pure Gozzilla che piglia a capate Tokio).

Una delle tante modalità e regola (poco) inviolabile per creare questo effetto è l’assioma della salvaguardia della parete cinematografica, attraverso l’artifizio di non (far) guardare mai in camera.

Questo tanto per non invertire il ruolo del pubblico (da osservatore ad osservato), quanto per non violare - appunto - quella sospensione dall’incredulità.

Tuttavia.

Avviene che - come in ogni forma d’arte - la violazione delle regole assurga a vette omeriche.

Ingmar Bergman in “Monica e il desiderio” fa un prodigioso primo piano di Harriet Anderson, intenso, violento, scuro. E contatta - per la prima volta - impudicamente lo spettatore:





Jean Luc Godard in “Questa è la mia vita” intercetta l’occhio di chi guarda attraverso il volto triste, complice e malinconico di Nanà e lo cattura e conduce insistente sul mondo circostante:




Da qui si sviluppa un’altra variante e cioè il superamento del “quarto muro”, del livello, cioè, nel quale dovrebbero muoversi i personaggi di una storia senza sapere di essere tali.

Far cadere la barriera del quarto muro significa quindi denunciare allo spettatore di avere la consapevolezza di essere parte di una storia.

Sempre Jean Luc Godard, ne “Il bandito delle ore 11” fa ammiccare Belmondo allo spettatore:




Ovviamente lo sdoganamento di certe variabili ha portato poi a una proliferazione del mezzo, soprattutto nelle opere più comiche/leggere (Helzapoppin, Woody Allen, ecc.), ma anche, per rimanere in ambito nostrano, in buona parte di Fellini.

Infine l’assorbimento delle dinamiche che fonde docufiction e rottura della quarta parete.

jean-luc the clown:




;-)

P.S.

Grazie a voi

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