28/02/12

hipsteria



C'è una parola che ultimamente mi rimbalza davanti girando in rete: Hipster.

Giovane, istruito e abitante di grandi centri urbani; si interessa alla cultura alternativa, non mainstream, come l'indie rock, l'elettronica, i film d'autore e le tendenze culturali emergenti. Ama appropriarsi dei codici delle generazioni precedenti ammantandosi di un caratteristico e piuttosto snob stile retrò. Rigetta l'attitudine ignorante e incolta del consumatore medio. Mangia preferibilmente cibo biologico, meglio se coltivato localmente, preferisce bere birra o vino locale (o prodotto in proprio), e ama girare in bicicletta. Spesso lavora nel mondo dell'arte, della musica e della moda, e rifiuta i canoni estetici della cultura predefinita. Non vuole essere catalogato. Amorale, anarchico, gentile e civilizzato al punto da apparire decadente. Conosce l'ipocrisia della burocrazia e l'odio implicito nelle religioni, attraversa l'esistenza evitando il dolore, controllando le emozioni e mostrandosi cool. Cerca qualcosa che trascenda tutte queste sciocchezze. Le uniche religioni che riconosce come tali sono i pantaloni attillati e i Wayfarer. Sogghigna quando dici che ti piacciono i Coldplay. Indossa t-shirt con citazioni tratte da film di cui non hai mai sentito parlare e pensa ancora che il Banco del Mutuo Soccorso sia l'ultima band progrock. Indossa cappelli di paglia anni trenta o parrucche dorate e tutto in lui è attentamente costruito per darti l'idea che non lo sia. E' un'anima errante portatrice di una speciale spiritualità. Professa come suoi valori il pensiero indipendente, la controcultura, la politica progressista, la creatività, l'intelligenza e l'ironia.

Il non-hipster, innanzitutto, ti chiede che macchina hai; resta meravigliato del fatto che l'hipster non sfoggia un paio di chili di orologio sul polso; chiede di che marca è la giacca dell'hipster toccandola per sentirne la consistenza; si informa su dove abiti senza chiedere dell'arredamento, dei quadri, dell'esposizione e della vista dalle finestre, se c'è parquè o graniglia, ma quanto paghi d'affitto (forse è stato cacciato dalla moglie e cerca casa, pensa l'hipster); gentile e ipocrita si informa in merito ad un paio di amici comuni, per lanciare zeppate taglienti e gratuite nei loro confronti; incalza con una serie di domande finalizzate a capire quanto guadagni e come te la passi. 

L'hipster, magari inconsapevole ma pur sempre hipster, abituato a frequentare altri hipster, magari inconsapevoli ma pur sempre hipster per quanto sopra, non capisce, resta frastornato da quelle domande, trova l'ironia e sogghigna sornione, tira fuori una citazione tratta da film di cui il non-hipster non ha mai sentito parlare, si defila e torna al suo locale hipster a vedere un concerto hipster di un cantante con i pantaloni attillati e i Wayfarer.

E tu che leggi, sei hipter o non hipster?
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