Il tempo è fatto di attese, di rimandi, di anticipi.
Il tempo è bipolare, perché anticipare tutti sulla linea del traguardo è un grosso vantaggio, ma è vero anche che a volte l'attesa del piacere è essa stessa piacere.
Pensavo queste cose perché oggi mi è capitato di soffermarmi vicino ad una delle stazioni di sosta del servizio di bike-sharing che è in allestimento a Benevento da tempo immemore.
Mi sono ricordato della prima volta che questa iniziativa è stata annunciata, ormai anni fa: quella volta ho sentito il sapore della avanguardia, dello scatto in avanti, dello svecchiamento.
Di fronte ad un annuncio così la città di Benevento si è vista proiettata nel futuro, o almeno nella contemporaneità.
Purtroppo la millenaria indolenza delle lungaggini burocratiche, la incrollabile zavorra delle beghe politiche e la impalpabile corrosività degli appalti pubblici ci hanno fatto ripiombare nell'Italia delle Cattedrali nel Deserto, dei viadotti interrotti improvvisamente davanti ad un palazzo, dei più recenti parchi archeologici più antichi delle rovine che avrebbero dovuto proteggere (vedi Parco Cellarulo).
E così, il manifesto futurista/ecologista di Benevento si avvia ormai a diventare il suo opposto: l'ennesimo monumento allo spreco di risorse, prima di tutte l'energia vitale e creativa del sogno.
Siamo fuori tempo.
Ormai il bike-sharing appartiene già ad un futuro che non tornerà mai più.
Nessun commento:
Posta un commento