Venerdì 18 dicembre al Morgana sarà di scena Dario Brunori, il cantautore rivelazione del 2009, che segue la scia di Vasco Brondi e Dente, a cui è stato più volte accostato.
Denominazione sociale: Brunori Sas di Dario Brunori & c.
Oggetto sociale: Ginocchia sbucciate, palloni bucati e ragazzi di provincia. Il mare d'inverno e le cotte d'agosto. Pugili e fiorellini stracciati. Brunori Sas è Dario Brunori, dalla provincia di Cosenza, cantautore. Imprenditore mancato e neo-urlatore italiano. Le sue canzoni sono disadorne e dirette, ora disilluse ora romantiche, ironiche e cremose, filtrate attraverso sonorità secche e retrò: quel retrò che è l'immaginario dei ricordi dei 30enni di oggi, ossia i primi anni 90. Il punto di non ritorno. Già con i Blume e con il collettivo Minuta, Brunori Sas sviluppa un percorso personale, riallacciandosi alla pura e semplice canzone all’ italiana (Da Gaetano a Graziani, da Ciampi a Santercole), forgiandosi di rimandi provinciali e ricordi sbiaditi di un lungomare che fu. Il suo primo album - "Brunori Sas - Vol.1"- si è aggiudicato il Premio Ciampi 2009 come miglior disco d'esordio .
Info sul socio accomandatario: Dario Brunori esordisce discograficamente nel 2003 nel collettivo virtuale “minuta” per cui firma 3 brani in altrettante compilation tematiche. Nel 2005 fonda con Matteo Zanobini e Francesca Storai la dream-pop band "blume", con cui pubblica l’album “In tedesco vuol dire fiore” che riceve un grande consenso in ambito indipendente e che viene premiato nel 2006 da una giuria di esperti in occasione del MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti). Sempre con Matteo Zanobini scrive e interpreta la indie hit "90210" sotto le sincere spoglie dei "the Minnesota's". E' autore di canzoni e musiche per alcune serie d’animazione televisive, e collabora attivamente tra gli altri con Andrea Zingoni, Rai Trade, Lanterna Magica e Melazeta.
Ecco una breve intervista con Dario Brunori.
Il Volume uno di Brunori racconta in alcuni brani la fase dell’adolescenza, a volte riferimenti all’infanzia, si tratta di un progetto che racconterà, in altri volumi, le prossime fasi dell’esistenza?
In realtà “Volume uno” non è stato “progettato”, non è stato cioè pensato a priori come una sorta di concept album sugli anni della perduta giovinezza. I brani sono venuti fuori così, spontaneamente. Solo dopo averli assemblati e messi in fila ci siamo accorti che avevano una loro coerenza e continuità narrativa. Certo sarebbe interessante a posteriori partire da questa idea e sviluppare un percorso di scrittura che di volta in volta prenda come riferimento le varie stagioni dell’esistenza. Ma a dirti la verità, al momento, non me ne sto volutamente occupando.
A parte tutto, è un lavoro che si può leggere in chiave generazionale, i trentenni ne colgono riferimenti precisi, a icone del periodo, o anche ai luoghi, a certi giochi per strada, con gli altri sul muretto a guardare, a umori della periferia …….. ecc.
Sembra proprio sia così. Molte delle persone con cui ho avuto modo di parlare in questi ultimi mesi, mi hanno riferito di questo naturale e immediato processo d’identificazione con i testi. Devo ammettere che la cosa mi ha stupito un po’, non immaginavo che quel tipo di esperienze fossero patrimonio comune di così tante persone. Arrivare in modo così diretto a chi ti ascolta penso sia uno dei risultati più apprezzabili per chi, come me, scrive canzoni.
Ti associano a nuovi cantautori come Vasco Brondi (Le luce della centrale elettrica) e Dente, poi è arrivato anche il premio Ciampi ad accendere un po’ di più i riflettori su questo periodo e questo tuo primo disco, ti ritrovi in questi accostamenti?
Senza scomodare mostri sacri come Piero Ciampi, al quale mi sembra davvero eccessivo esser accostato, trovo che il paragone con Dente sia il più azzeccato, per una comune visione della forma canzone e se vuoi per un approccio ironico alla scrittura. Con Brondi condivido una certa modalità interpretativa da urlatore, ma non intravedo altri grandi punti in comune. Ad ogni buon modo si tratta dei migliori esempi, attualmente, di musica d’autore italiana, per cui l’accostamento mi lusinga al di là delle effettive somiglianze.
Mi ha colpito la doppia veste delle tue canzoni, che funzionano sia sul disco, superando la distanza che lo studio a volte potrebbe creare, e l’allegria e l’intesa immediata col pubblico, pur raccontando storie che a volte narrano di amarezze.
Sono felice di ricevere questo tipo di riscontro. Desideravo intensamente che il live fosse più energico e andante rispetto al lavoro in studio. Sono convinto che un buon concerto debba rappresentare colori diversi e suggerire sensazioni che a volte possono prescindere dalle canzoni stesse. E poi non bisogna ignorare il ruolo fondamentale rivestito dal pubblico: quando si crea feeling, l’energia che riesci a trasmettere ti ritorna indietro moltiplicata per mille. E, credimi, è davvero una bella sensazione.
E poi nel live ho avuto l’impressione che tu e la tua band vi divertiate molto con la gente, che tipo di live dobbiamo aspettarci al morgana, qui sei molto atteso…….
Spettacolare, corale, nostalgico, sanguigno e buffonesco. E con tante, tante bolle di sapone. Ci vediamo presto!
Ernesto Razzano
2 commenti:
bravi, bravi, concertoni sempre alle mie spalle..bravi...
fenomenale ieri, fenomenale!
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