11/09/11

Sul galeone dell'allegra malinconia con il Quartetto Papanimico

Il pubblico beneventano ha preferito affollare il Teatro Romano per “Marechiaro, waiting for the moon”, musicato da Roberto De Simone, o forse non c'era alle selezioni del Marte Live sugli spalti del Mulino Pacifico lo scorso luglio e non ha potuto incuriosirsi all'assaggio che Peppe Papa e Antonino Talamo avevano dato dello spettacolo in scena ieri all'Arco del Sacramento “Il galeone Papanimico”. L'arena era quasi vuota, ma si sa le rivoluzioni si iniziano in pochi e il nome dello spettacolo del quartetto preso in prestito dalla canzone nata dalla poesia del 1967 dell'anarchico Belgrado Pedrini, noto antifascista dalla prima ora, la dice lunga. Il mondo sta affondando ed allora il capitano di quest'immaginario galeone ci invita a salire con lui che ci «traghetterà in un sogno lucido» attraverso spazi e tempi distanti eppure così vicini. Ed infatti il repertorio del Quartetto Papanimico, in questo mix di musica e teatro, spazia dalle canzoni degli anni '20 a quelle degli anni '70, da Nino Taranto a Gaber. Un tuffo nel passato, con una vena di malinconia per quello che poteva essere e non è stato, che cela la rabbia con l'ironia. Il gruppo affiatato, divertito e divertente composto da Peppe Papa (voce), Alberto Falco (chitarra e basso), Raffaele Natale (chitarra e basso), Antonino Talamo (percussioni) riusa un materiale sedimentato nella memoria collettiva e lo riusa per raccontare l'oggi. “Ma cos'è questa crisi?” di Rodolfo De Angelis del 1933 sembra scritta or ora, sulle note della sopracitata “Il Galeone” ci si emoziona, sulla riveduta “Gocce di pioggia su di me” (divenute gocce di sventura) si ride. Insieme ad un proliferare di strani strumenti con anche la bocca di Talamo che crea suoni e detta ritmi all'occorrenza, il viaggio prosegue inframezzato da brevi racconti recitati da Papa. C'è la storia del signore che contava tutto, oggetti sensazioni sentimenti e lo annotava conservandolo in vari cataloghi o “dispacci”, o quella dell'amico del nonno che fumava sempre e sapeva di ceneriera.Storie anche queste che sanno di un altro tempo, dall'apparente mancanza di concatenazione logica come una sorta di delirio che assomiglia ad un sogno. Il pubblico si fa pian piano trasportare e inizia a partecipare calorosamente, appoggiato dalla gente, numerosa, che intanto si è fermata fuori le cancellate. A loro il quartetto dedica l'ultimo bis, anzi il penultimo, anzi il terzultimo visto che le richieste si fanno più insistenti. E così il quartetto ci saluta con la bella “Canzone arrabbiata”, colonna sonora del Film d'amore e d'anarchia di Lina Wertmuller. E in questa serata in cui a far parlare di sé sono soprattutto i tre spettacoli a numero ristretto (Fermentacion, Di che hai paura?, Wunderkammer Soap) e mentre ascoltiamo un pubblico deluso dai sottotitoli fuori sincrono dell'attesissimo Regina Madre non riusciamo a fare a meno di intonare la “Canzone arrabbiata” con la malinconica allegria con cui ci ha lasciato il Quartetto Papanimico: «...Canto, per chi non ha fortuna. Canto per me. Canto per rabbia questa luna,contro di te. Contro chi è ricco e non lo sa; Chi sporcherà la verità. Cammino e canto, a la rabbia che mi fa...»

Marialaura Simeone
(fonte www.radiocitta.net)


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1 commento:

Vincenzo ha detto...

...che mi sono perso....