Deduzioni post-ananasso:la similitudine fra il barman e lo psicologo

Anzitutto entrambi hanno dei clienti/pazienti desiderosi di essere guidati verso una scelta che può essere circoscritta ad una sera o valere per una vita,riferibile ad un cocktail piuttosto che ad un attacco di claustrofobia: dare da bere qualcosa di sbagliato ad una persona equivale a seguire una cattiva terapia o cura.
In secondo luogo hanno una naturale predisposizione all' ascolto e riescono ad entrare in sintonia col cliente / paziente, a creare un' empatia che talvolta sfocia in transfert alcolico-emozionali.
Sicuramente anche il buon Freud aveva il suo barman di fiducia che lo seguiva nei momenti difficili della vita, consigliandogli alla bisogna un assenzio piuttosto che un cordiale.

Quante volte scegliamo una bibita a seconda del nostro umore, un amaro per digerire le cose pesanti della vita, un cocktail fresco e fruttato propiziatorio di una prossima primavera( ma quando arriva?!),o una birra , vecchia cara birra, sempre lì, feticcio delle compagnie di amici di una vita....insomma non è affatto semplice rispondere alla domanda:” cosa posso bere?”
Il barman è chiamato al duro compito di soddisfare le esigenze fisico-emotive del cliente e appagare la sua sete in modo appropriato, addirittura a seconda della sua dieta!
Dunque, la base per imparare a bere bene è mangiare bene e il mio barman in questo è impeccabile, tutte le sere mi chiede cosa ho mangiato( e credetemi , con me è una sfida, mi nutro poco e non proprio in modo sano) e di conseguenza mi suggerisce una lista di possibili alcolici.

Insomma avere un buon barista equivale ad avere un buon terapista e di questi tempi non è facile.... in tal senso mi ritengo molto fortunata e spero di cuore che ne abbiate o troviate uno al più presto anche voi!