18/10/09

Il tempo del teatro

Quanti secoli di teatro si attraversano guardando l’“Arlecchino servitore di due padroni”? Dalla commedia dell’arte a Goldoni a Streheler, dal teatro del mondo al mondo del teatro.
Uno spettacolo che appassiona nella sua semplicità, un perimetro teatrale che non coincide con la scena ma è uno spazio all’interno di una rappresentazione in cui attori e personaggi si confondono: attorno alle tavole di legno e alla tenda dipinta che fa da scenografia i personaggi, finite le loro battute, rientrano nei panni di semplici attori di una compagnia e suggeriscono le battute agli altri, commentano, creano nuovi giochi scenici. La finzione teatrale è del tutto svelata ad un pubblico che viene, talvolta, anche interpellato.
Vi sono ancora le maschere della commedia dell’arte, ma c’è il testo e non più il canovaccio, c’è il classico conflitto vecchi/giovani e quello padroni/servitori, entrambi stemperati dalla leggerezza dei toni e della trama, c’è la coppia (doppia in questo caso) che deve affrontare degli ostacoli prima di veder coronato il proprio sogno d’amore e c’è l’allusione al sesso e il richiamo al bisogno primario del cibo, c’è la classe borghese allora emergente e la classe popolare che con furbizia riesce a giostrarsi nelle difficoltà quotidiane, c’è il travestimento in virtù tanto della graduale emancipazione femminile quanto del “a teatro tutto è permesso” e le categorie sociali e di genere possono confondersi fino allo scioglimento finale che vede tutti ritornare nel ruolo concessogli dalla società. E ci sono la lingua del popolo e quella della borghesia ma anche i diversi accenti di un’Italia ancora divisa.
La messa in scena attuale è di Ferruccio Soleri, tutt’oggi funambolico ed ironico interprete di Arlecchino (lo è dal 1963!). Il tempo sembra non essere passato per questo spettacolo in scena per la regia di Streheler dal 1947. Ma non sembra essere passato nemmeno il tempo di Goldoni e della commedia dell’arte. Le luci della ribalta erano quelle delle candele, la maschera copriva il volto e il riso i piccoli e grandi drammi della vita. La compagnia del Piccolo di Milano con questo spettacolo ci ha restituito tre ore di storia del teatro ma soprattutto la leggerezza e la semplicità che oggi dimentichiamo troppo spesso di rappresentare sulle scene delle nostre quotidianità.
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3 commenti:

3x7 Strega a Fette ha detto...

Hai ragione!
Nella valle da cui vengo io la leggerezza la proponiamo come reazione al peso di vivere.
La cerchiamo ogni sabato notte e quando l'abbiamo trovata, la utilizziamo per scriverci le fiabe e per farci salti e capriole.
Se ne vuoi un pò passa da me che te ne do un barattolino.

Lala ha detto...

Credo che più si senta il peso di vivere più si affini la capacità di alleggerirne il carico!Passerò a prendere il tuo magico barattolino e ad ascoltare le tue fiabe :)

3x7 Strega a Fette ha detto...

Vieni pure cara, ti aspetto
;-)