Le metamorfosi
Io ho un pisello enorme! Roba da non crederci, un pisello smisurato! Davvero, non lo dico per vantarmi o per narcisismo, ho un pisello gigantesco!
Non riesco a capacitarmi di quanto è grosso, sembra una proboscide. A volte mi incanto a guardarlo, allo specchio, quando esco dalla doccia, e penso: “Mamma mia che pisello enorme…guarda quanto è grosso. Accidenti quanto è grande. Ma come fa ad essere così grosso? E’ proprio gigantesco….” E così via.
E’ quasi ridicolo quanto è grosso il mio pisello. A volte mi viene da ridere, porca miseria, non mi pare vero di come è lungo, e largo, e spesso, insomma di quanto è grosso il mio pisello.
E’ proprio grosso il mio pisello.
A volte mi viene da ridere…penso: “Accidenti a te, pisello mio, quanto sei grosso. Ma come fai? Sei uno scherzo della natura, pisellaccio mio! Sei un boa della giungla, ecco che sei!”
Ogni tanto mi sento confuso, sono preso dal dubbio…. “Vuoi vedere” mi chiedo “vuoi vedere che mi sbaglio…del resto non è possibile che sia così grosso…vuoi vedere…” e intanto fremo di paura. Sì, perchè alla fine sono affezionato al mio pisello grosso. Ne vado fiero come di un figlio.(Un figlio nato di 6 chili). Insomma a volte mi chiedo: “Vuoi vedere che mi sbaglio ecc.. ecc.. - insomma - vuoi vedere che quella è la gamba?!!”
Poi mi riprendo e mi dico: “No, no, è proprio il pisello!”
E’ proprio enorme il mio pisello.
Specialmente quando è eretto. Mi spaventa quasi. Sembra uno di quei pali gialli delle fermate degli autobus, solo che è rosa.
Avere grandi poteri comporta grandi responsabilità (lo lessi su un fumetto dell’uomo ragno, ma poco importa, da dove viene viene la frase mi ha colpito), sicchè ad ogni appuntamento galante, mentre mi rado e mi preparo, arringo telepaticamente il mio pisello, che mi ascolta come un fedele soldato, e lo sensibilizzo circa l’importanza della missione, il prestigio del nome da salvaguardare, l’importanza dell’attaccamento ai valori patri ecc..
Che grande pisello che ho!
L’arringai anche in occasione dell’appuntamento con Clotilde. Era una missione difficile e la posta in gioco non era poi così elevata. Ma, che volete…. Io glielo dissi: “Pisello mio, non rimuginare. Ogni missione ha la sua importanza. Ed ogni missione va onorata con spirito eroico. L’Etiopia per arrivare all’Europa continentale. L’Oceania per le due armate a giro. La Clotilde per arrivare…non so… a Penelope Cruz?”. Egli mi ascoltava con riverenza…ma colsi nel suo silenzio un pizzico di perplessità. In effetti il discorso non è che avesse troppo senso.
Ad ogni modo alle venti e cinquantuno mi dirigevo con passo solerte verso il luogo convenuto, in abito elegante e con un mazzo di viole in mano per onorare la mia dama. E mentre camminavo pensavo: “Madonna, ma che cc’ho tra le gambe? Che sia il mio pisello? Mamma quanto pesa! E com’è solido e levigato…come è armonico nell’assecondare il passo! Ne sposa il ritmo e vi si adegua, assume pose varie e cadenzate, trotterella, saltella su e giù, clop clop, gamba destra avanti pisello su, gamba sinistra avanza ad allinearsi con la destra pisello momentaneamente giù pare adagiarsi e trovar riposo ma ecco che, gamba sinistra avanti pisello su! E via ciclicamente…..Ma soprattutto, quanto è grosso il mio pisello!”
E’ proprio grande il mio pisello.
Camminavo per la strada con aria spavalda, impettito e fiero. Incrociavo gli sguardi dei passanti senza mai abbassare il mio, consapevole del mio valore,. Squadravo gli altri esemplari maschi della mia specie con occhio clinico e freddo: inferiore, inferiore, magari superiore alla media ma di certo a me inferiore, inferiore….. e non solo davanti all’uscita della scuola elementare. Avrei potuto incontrare un toro per strada, reggerne lo sguardo e dirgli: “Guarda, sono Uomo almeno quanto te!!”
Sfortunatamente arrivai a piazza Bellini, dove dovevo incontrarmi con Clotilde, senza incontrare lungo il tragitto tori da poter sfidare in virilità.
Scrutando attentamente la mia dama alla luce del lampione pensai che forse in lei avrei potuto trovare altrettanto valido avversario.
- A France’, so tre ore che aspetto!- mi disse
- Sono mortificato - le dissi inchinandomi e porgendole i fiori. Non era colpa mia. E’ che il pacco pesa e fa attrito!
Lei ad ogni modo sembrò gradire l’omaggio floreale, e tra un arrossimento, un “che carino”, un “non dovevi”, propose di fare due passi prima di recarci a cena.
Io declinai la proposta, dicendo di essere stanco ed avere appetito.
In realtà, se devo dirla tutta, non volevo farmi vedere in giro con Clotilde. Vi confesso che non è una bellezza poi così perfetta. E’ una bellezza, come dire…. prospera…no, nemmeno. Vabbè, lasciamo stare.
Il punto è che a che serve un pisello così imponente se poi…….(Come è grande il mio pisello!)
E poi Clotilde ci teneva tanto ad uscire con me ed era così………………(?)
La serata trascorse piacevolmente.
Forse un po’ noiosa.
Forse lei era un po’ repellente.
Però che soddisfazione il mio pisello! Che serata! Lo soppesavo sulle ginocchia da seduto. Come era ( vedi i primi due capoversi del racconto) il mio pisello!
Ascoltavo le parole di Clotilde e lo sentivo espandersi (in largo) sulle mie cosce, come addormentato.
Osservavo Clotilde masticare e lo sentivo dilatarsi, come liquefarsi, come fosse mercurio….. “E che cazzo” gli dissi a un certo punto “Ho capito, basta! Se non ti sta simpatica ce ne andiamo.”
Ce ne andammo, io e il mio gran pisello.
Ci riflettei molto. In fondo aveva ragione. La qualità non può esser messa da parte.
“D’ora in poi punteremo solo al massimo” gli promisi.
E così l’arringai anche prima dell’appuntamento con Ramona.
Avevo tenuto fede alla mia promessa.
Ramona era la bomba sexy del quartiere. Il salumiere, il lattaio, il fattorino, lo spazzacamino, il garzoncello scherzoso, il maniscalco, l’arrotino e tutti gli altri professionisti di mestieri estinti e non, mi guardavano con invidia e rispetto: novello Messner avrei scalato le alture montuose di Ramona, così sinuose, così irte e perigliose. Novello Luc Besson avrei guadato i suoi fiumi di porpora. Novello Patric De Gaiardon avrei esplorato in volo le sue cavità rocciose, mi sarei districato in evoluzioni aeree tra le sue distese arboree, le avrei sfilato il Breil gridando “Pisello, no limits!”.
Così gli dissi: “ Pise’, volevi qualcosa di glorioso per cui combattere? Ora te lo porgo, ma non sarà una passeggiata! Hai visto che pezzo di femmina?! Dobbiamo dare il nostro meglio…non ti prometto facile alloro ma lacrime e sangue! Ricorda: quando il gioco si fa duro - e la femmina è proprio tosta - i duri incominciano a giocare - e il pisello si fa…..(perdonatemi, se potete). Hai visto che tette grandi?”
Lì per lì sentii il mio statuario pisello silere composto e severo, con fare altezzoso, certo, ma ….come se si fosse ricompattato.
“Boh, sarà il freddo” pensai. E poi era sempre un gran bel pisello!
Scesi le scale saltellando, e lo sentivo tamburellare leggero sulle cosce. Più leggero del solito, pensai. “Wè, pisello, mica mi vuoi fare scherzi proprio adesso?”
Ei sileva.
Ramona si stagliava imponente all’ingresso del “Mirò” e ne ricalcava le linee dell’insegna con le forme. Posteggiai la macchina e le andai incontro. Mi sentivo splendido. Lei mi baciò la guancia e mi imbracciò il braccio. Io sentii “zwipp”. L’avevo proprio sentito stavolta! “Pisello, che cazzo faii?!! Ti accucci?! Tu sei una bestia, un alano, abbaia! Ringhia!”
Entrammo nel locale.
Che tette grosse che ha Ramona! Ha delle tette enormi! Roba da non crederci, delle tette smisurate! Davvero, non lo dico per qualcosa, ha delle tette gigantesche!
Non riesco a capacitarmi di quanto sono grosse, sembrano mongolfiere.
A tratti mi incantavo a guardarle, ma intanto soppesavo il pisello e mi sembrava sempre più leggero.
In più Ramona è intelligente. Troppo intelligente. E mi intratteneva sulle ballerine di Degas, così eteree eppure cosi concrete, mai protagoniste delle scene nei quadri, ma comparse in una scena globale, parte di un microcosmo riproducibile, colte nel frammento, frammenti di frammento; e poi quel punto di fuga sempre esterno e cose che non comprendevo, e io a dire “sì, sì, bei colori”, e mi si rattrappiva il pene, e io lo soppesavo, e più lo soppesavo più si alleggeriva, e più lo confrontavo alle tette di Ramona più si rattrappiva e io sudavo……….
Come è andata a finire? Che importanza ha….
Le malelingue dicono che io fuggii….Lasciamole parlare….a noi non interessa….garzoncello scherzoso del cazzo!!
Il punto è un altro.
Se Clotilde poteva essere paragonata all’Oceania, troppo poco succulenta, Ramona somigliava all’Asia: troppo difficile da conquistare e mantenere, talmente vasta da suscitare soggezione.
Non è che fuggii. Semplicemente cambiai strategia per perseguire obbiettivi di più facile realizzazione, come l’Europa o il Nord America.
È questo che dissi al mio pisello, per farlo riavere dal rattrappimento e per risollevargli il morale. Ed egli sembrò reagire positivamente al mio discorso bonario, tant’è che riassunse le sue consuete dimensioni di idrante.
A volte i piselli si comportano come bambini. Prima fanno tanto gli spacconi, poi si spaventano e si rintanano in un angolino. Ma basta rassicurarli paternamente che ritornano briosi.
È proprio un bambinone il mio pisello.
Forse un po’ più grosso. Forse dovrei battezzarlo.
Ma la morale della favola è un’altra: io ho un pisello enorme! Roba da non crederci, un pisello smisurato! Davvero, non lo dico per vantarmi o per narcisismo, ho un pisello gigantesco………
1 commento:
non mi fido più di quello che dici. tredici anni di amicizia costruiti su una bugia!ahahaha
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